I campioni della monogamia? «I topi californiani, le rane peruviane, le tilapie tanzaniane, lo spioncello europeo e gli arvicola nebraskiani» risponde Alex Fantini, ideatore di Incontri-ExtraConiugali.com, il portale più sicuro dove cercare un’avventura in totale discrezione e anonimato, facendo riferimento ad uno studio dell’università di Austin in Texas.
Ebbene, si può amare un solo partner nella vita ma, nella generalità dei casi, ciò non riguarda il genere umano. Una ricerca dei biologi dell’Università di Austin pubblicata dalla rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences” ha dimostrato che a fare la differenza sono 24 geni.
Analizzati dai ricercatori Rebecca L. Young e Hans A. Hofmann dell’Università di Austin, i geni del peromyscus californicus —topo tipico della California—, della ranitomeya imitator —rana originaria del Perù—, della xenotilapia —pesce che vive in Africa nel Lago Tanganica—, dell’anthus spinoletta —uccello comune tipico dell’Europa— e del microtus ochrogaster —piccolo roditore del Nebraska— sono risultati contenere il «corredo della monogamia».
Ma in altrettante specie strettamente imparentate con esse tale corredo è risultato non essere presente, come non lo è nell’uomo. «Lo studio è stato poi confermato da ulteriori ricerche» puntualizzano gli analisti di Incontri-ExtraConiugali.com.
Una ricerca dell’Università del Queensland in Australia, condotta da un gruppo di scienziati diretti da Brendan Zietsch, ha potuto poi appurare come «il 63% dei comportamenti fedifraghi degli uomini ed il 40% dei comportamenti fedifraghi delle donne sono legati ad una “interferenza genetica”».
Gli studiosi hanno esaminato un campione di ben 7.300 gemelli —in parte monozogoti ed in parte dizigoti— di età compresa tra i 18 ed i 49 anni, tutti impegnati in relazioni di lunga data, confrontando le differenze di abitudini rilevate tra i gemelli monozigoti (che condividono l’intero patrimonio genetico) ed i gemelli dizigoti (con DNA differente).
Attraverso modelli d’analisi specifici, i ricercatori hanno potuto confermare che anche nell ’uomo le differenze di comportamento sono legate al corredo genetico. Secondo gli scienziati australiani —insomma— è il nostro DNA a spingerci al tradimento.
«Nelle donne l’équipe australiana ha addirittura identificato un singolo gene le cui variazioni le rendono più predisposte all’infedeltà» commenta l’ideatore di Incontri-ExtraConiugali.com.
Ed altre ricerche ancora —presentate da Richard Balon della Waynestate University di Detroit al Congresso dell’Associazione Europea di Psichiatria (EPA)— indicano come a rendere più inclini alla fedeltà o al tradimento sono particolari assetti genetici dei sistemi della dopamina e dell’ossitocina.
Il primo è l’ormone del piacere —coinvolto nell’innamoramento ma anche nell’assunzione di alimenti come il cioccolato o la pizza— ed il secondo è l’ormone dei legami, collegato ai rapporti affettivi.
«Una variabilità nei geni che regolano i due circuiti —dopamina versus ossitocina— predispone quindi a comportamenti sessuali differenti: la stabilità di coppia versus il bisogno di esplorare» spiega Alex Fantini.
Certo è che il puro approccio psicologico al tema dell’infedeltà non è più valido, refutato da sempre più numerosi dati scientifici che chiamano in causa fattori neurobiologici e fattori genetici.