ATTUALITÀ
«Il restante 90% è costituito da una rete interna che lavora per dare un senso all'informazione proveniente dall'esterno» sostiene lo psicologo Stefano Benemeglio (www.stefanobenemeglio.com). Nuove scoperte scientifiche dimostrano inoltre una certa capacità di «progettazione» comune anche agli animali: i pulcini sanno contare e gli scimpanzé sanno giocare a sasso-carta-forbice, proprio come può fare un bambino di 4 anni.
Secondo recenti studi condotti dai ricercatori dell'Università di Padova e dell'Università di Trento, anche i pulcini sanno "contare" e -proprio come fanno i bambini di 4 anni- anche gli scimpanzé sanno giocare a sasso-carta-forbice. Una certa capacità di «progettazione» è dunque comune anche agli animali. A metterlo in evidenza è l'Università Popolare delle Discipline Analogiche (www.upda.it), basandosi su 54 anni di studi, ricerche ed esperimenti del fondatore di queste discipline, lo psicologo Stefano Benemeglio.
Ma solo l'essere umano è dotato di «auto-coscienza», «auto-consapevolezza» e più in generale della capacità di «pensare come si pensa». Gli studi e le riflessioni sono innumerevoli e spesso vi sono state mirabili speculazioni intellettuali, argomentate con eleganza ed assai sofisticate, a partire dagli antichi filosofi fino ad arrivare gli attuali analogisti (www.aj-com.net/analogisti.html).
La questione è perfino stata affrontata dai neuro-scienziati, ma nonostante tutti i progressi scientifici e tecnologici resta ancora da spiegare come dallo scambio elettro-chimico che avviene tra miliardi di neuroni possa emergere la coscienza.
Un proverbio cinese sostiene che «i due terzi di quello che vediamo è dietro i nostri occhi». In realtà, secondo quanto osservano i ricercatori dell'Università Popolare "Stefano Benemeglio" delle Discipline Analogiche, solo il 10% delle connessioni neurali riguarda la visione.
«Il restante 90% è per lo più costituito da una sofisticatissima rete interna che lavora per dare un senso all'informazione proveniente dall'esterno» sostiene lo psicologo Stefano Benemeglio.
Vero è infatti che per ogni connessione neurale che dagli occhi via talamo va verso la corteccia visiva, ve ne sono altre 10 provenienti da altre regioni corticali. E per ogni connessione che dagli occhi arriva alla corteccia visiva, ve ne sono 10 che vanno in senso contrario.
«Altro che i 2 terzi del proverbio cinese: "dietro i nostri occhi" vi sono almeno nove decimi di quello che vediamo» spiega Samuela Stano, presidente dell'Università Popolare "Stefano Benemeglio" delle Discipline Analogiche.
«Il concetto di coscienza sul quale si basano innumerevoli convenzioni umane, tuttavia, è fuorviante e non dipende solo dal cervello» aggiunge lo psicologo Stefano Benemeglio, padre delle Discipline Analogiche.
Per approfondire e scoprire molto di più su questo tema l'appuntamento è al Bernini Bristol di Roma in Piazza Barberini 23 dove dalle ore 10.30 del 18 maggio 2019 alle ore 18.30 del 19 maggio 2019 si terrà il convegno "Nel Labirinto della Coscienza" (prenotazioni alla url: https://www.eventibenemeglio.it/event/convegno-nel-labirinto-della-coscienza/ ).
«Entriamo nel labirinto quando adottiamo e sposiamo pensieri negativi in relazione a noi stessi ed alla vita che conduciamo. E così iniziamo ad agire in funzione degli altri, arrivando ad incolpare noi stessi. È qui che la coscienza ci viene rubata e ci catapulta nel "labirinto del dolore", che è il più grande agente ipnotico esistente» precisa Stefano Benemeglio.
Permettere alla coscienza di uscire dal labirinto vuol dire smetterla di guardare gli ostacoli presenti nel nostro cammino e andare dritti verso la felicità ed il benessere. Il pensiero negativo non appartiene a noi, fa parte del pensiero degli altri. Ce ne serviamo per sfuggire ai sensi di colpa, ai rammarichi e dispiaceri che creano sofferenza.
«Ma a volte è necessario passare per ciò che non sei per arrivare ad essere ciò che desideri. È un'alchimia. Tutti vogliono andare in paradiso ma nessuno vuole morire. Toccare il dolore, riconoscerlo ed affrontarlo è l'unico modo per rinascere» chiarisce il padre delle Discipline Analogiche.
Che cosa è la coscienza? «La coscienza è la voce dentro di noi che scaturisce ogni qual volta ci troviamo a riflettere. Riflettere vuol dire fare entrare in azione un ente giudicante che valuta sulla base di precisi valori fondati sul bene e sul male, sul positivo e sul negativo. Dunque la coscienza interviene per giudicare e sanzionare costantemente il nostro pensare ed agire e può "commissariare" la persona o addirittura discostarsi da essa. La coscienza si prefigge di essere un giudice imparziale: il suo compito non è quello di schierarsi a favore della logica o delle emozioni ma di funzionare da ago della bilancia tra di essi, propendendo sempre un po' di più per l'istanza che l'ha messa in moto. E l'insieme di leggi e regole di cui si serve derivano da quello che definiamo codice etico genitoriale, che comprende la morale sociale, religiosa, regole e valori» conclude Stefano Benemeglio.
Leggi anche:
Per salvare il pianeta meglio le digital startup
Le donne non si fanno belle per il marito ma per l'amante
Per le donne dopo i 40 anni 2 relazioni su 3 nascono online
I rapporti s/m uniscono le coppie: lo studio è supportato dall’Università di Pisa
Hitwaves
Caldo2019.html
Tribu2019.html